Fondata nel 1928 da Riccardo Gatti a Faenza, la bottega d’arte ceramica si è caratterizzata, sin dagli inizi, per un’assidua ricerca di tecniche e di linguaggi innovativi e per la ricchissima produzione di opere uniche. Tratti distintivi dell’attività della bottega la lavorazione a mano dell’intero ciclo produttivo della maiolica e l’interazione con artisti e progettisti che, nel corso del tempo, è divenuta sempre più feconda, arricchendo il bagaglio di conoscenze degli artigiani coinvolti, nonché la loro capacità di ascolto e di interpretazione, qualità fondamentali per garantire una fruttuosa collaborazione tra autori e artigiani.
Dalle prime collaborazioni con i futuristi fino a quelle con Bruno Munari e poi Gio Ponti, Ettore Sottsass, Carla Accardi, Luigi Ontani, Ugo La Pietra, Mimmo Paladino, Alessandro Mendini, Liliana Moro e Stefano Arienti, la lista è lunga e preziosa, così come prezioso è il segno che tutti questi autori hanno lasciato e continuano a lasciare ai ceramisti. Come un’autentica bottega artigiana, Ceramica Gatti 1928 è una realtà versatile, luogo di trasmissione culturale e di valori, di intersezioni tra discipline, di sguardi sulla realtà, di passione per il lavoro e punto di incontro tra professionalità differenti.
Ed è con questo spirito che, nel 2018, viene intrapreso un nuovo corso, incaricando Andrea Anastasio della direzione artistica della bottega. Con questa scelta, Gatti 1928 intende dare forma a un desiderio, diventato sempre più strutturato nel tempo, di rileggere la propria storia e di organizzare in modo sistematico il proprio archivio, non con intenti accademici o meramente conservativi ma per proiettarlo nel futuro grazie a un nuovo sguardo e a un pensiero innovativo, capace di dialogare con il passato in modo dinamico. Andrea Anastasio, attento osservatore del contemporaneo e dei suoi linguaggi in continuo divenire, da anni conduce ricerche nutrite da un approccio antropologico al design, con una particolare attenzione ai manufatti preindustriali e al ruolo che essi hanno giocato nelle culture di origine. Con questa scelta la Bottega desidera comunicare il suo nuovo corso, sottolineando un lignaggio di appartenenza e un modo di percepire la dimensione creativa che lega tradizione e innovazione in un gesto solo.